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Strage di lupi in Maremma, Coldiretti: “Rinchiudere i lupi nelle aree protette”

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Lupi uccisi volontariamente, in maniera violenta e poi esposti nelle piazze, succede in Maremma. Dal 2 novembre ad oggi sono 8 i lupi uccisi a bastonate e colpi di fucile. Gesti efferati da condannare, forse espressione di un disagio da parte di categorie che vedono minacciati i propri interessi.

A questi episodi reagisce in una maniera che desta qualche perplessità la Coldiretti Toscana. La perplessità deriva dai contenuti, e non dalle intenzioni, del comunicato divulgato. Coldiretti chiede infatti che i lupi vengano “richiusi” nelle aree protette. L’affermazione, seppure denota la volontà di prendere in causa un problema, evidenzia una grande carenza nella conoscenza della questione perchè, come hanno spiegato in una risposta gli esponenti di Legambiente, i parchi non sono zoo e certo lì gli animali non si possono rinchiudere.

lupo_morto

“In Toscana i lupi hanno ucciso almeno 700 pecore nel 2013, ma anche capre, puledri, vitelli e mucche al pascolo,” così scrive Coldiretti Toscana. “La presenza di animali selvatici, dai lupi ai cinghiali, sta mettendo a rischio la presenza e il lavoro dell’uomo in molte aree della regione dove il numero è ormai da tempo fuori controllo. Secondo le stime della Regione Toscana sono 350.000 gli ungulati presenti in Toscana tra cinghiali, caprioli, storni e mufloni che costano, in termini di danni, 1milione 700mila euro di danni, per il 70% imputabili alle scorribande dei cinghiali che da soli rappresentano la metà della popolazione totale di ungulati.”

“Confiniamo il lupo all’interno dei parchi e delle aree protette presenti nella nostra regione. Le aree off-limits sono il luogo adatto per tutelare e preservare la biodiversità, e così anche il lupo.” – propone Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana che precisa: “Potrebbe essere una soluzione logica ed efficace per rimettere in equilibrio un sistema di convivenze che oggi è impossibile e rappresenta un pericolo sia per le attività agricole, sia per la comunità. La situazione sta sfuggendo di mano; la tensione è altissima non solo in Maremma. In tutta la regione i danni dei lupi e degli ungulati sono diventati una tassa che l’agricoltura non è più in grado, e non vuole, pagare. Una tassa che ricade anche sulla comunità”.

lupo

“Molti degli esemplari in circolazione sono incroci di lupi e cani. – spiega ancora Marcelli – L’aumento della popolazione di ibridi è un rischio non calcolato ed assolutamente da non sottovalutare”.

Ma la risposta di Legambiente arriva immediata: “La proposta del presidente regionale della Coldiretti Toscana, Tulio Marcelli, di confinare il lupo all’interno dei parchi e delle aree protette – affermano Fausto Ferruzza e Angelo Gentili, rispettivamente presidente di Legambiente Toscana e membro della segreteria nazionale di Legambiente – è assurda e irrealizzabile. I lupi, infatti, hanno bisogno di grandi areali e tendono a disperdersi sul territorio percorrendo lunghissime distanze; è quindi impossibile e velleitario pensare di rinchiuderli all’interno delle riserve naturali o nei parchi, in quanto semplicemente essi non sono zoo. E in quanto parchi conservano statutariamente la biodiversità in modo armonico, senza barriere e recinti di sorta”.

Se la proposta di Coldiretti fa gelare per ignoranza della tematica in sè, le uccisioni dei lupi lasciano comprendere quanto il conflitto non sia efficacemente gestito dalle istituzioni.

Andrea Gennai, direttore del Parco Regionale di San Rossore e Presidente dell’Associazione dei Direttori delle Aree Protette ha così scritto sul suo profilo personale di Facebook: “Questa uscita di Coldiretti Toscana segna il fallimento delle politiche di educazione ambientale degli ultimi anni e smentisce clamorosamente chi da tempo propone di inserire le associazioni agricole tra i membri dei consigli direttivi dei Parchi. C’è ancora da capirsi, da spiegare bene come la prevenzione sia l’unica strada per la corretta convivenza ed anche da rammentare che confinare i lupi nelle aree protette oltre che sbagliato è anche tecnicamente inattuabile.”

Lupo

Mentre in Toscana il conflitto fra l’uomo e il lupo mostra i segni di una aspra frizione, sulla rivista Science un team di scienziati lancia l’allarme sul declino dei grandi carnivori nel mondo. “A livello globale, stiamo perdendo i nostri grandi carnivori,” ha detto William Ripple, autore principale dello studio. “Molti di questi animali sono a rischio di estinzione, sia localmente che globalmente. E, ironia della sorte, stanno scomparendo proprio quando stiamo imparando i loro importanti effetti ecologici.”

“Forse controintuitivamente”, si legge infatti nell’articolo, “i grandi carnivori possono anche fornire importanti servizi per l’attività con la quale sembrerebbero essere in massimo conflitto: la pastorizia. Limitando la densità degli erbivori selvatici e promuovendo la produttività, i grandi carnivori possono consentire attività di pastorizia che siano sostenibili. Questo non significa negare che i grandi carnivori abbiano anche costi diretti, spesso associati a perdite di bestiame, e il bilanciamento di questi costi con i vantaggi potenziali per gli ecosistemi dominati dagli uomini è una sfida urgente. Indipendentemente da ciò, i benefici diffusi di servizi ecosistemici ed economici potenzialmente connessi con i grandi carnivori sono sottovalutati dalla società.”

Nell’articolo su Science si può leggere ancora: “Promuovere la tolleranza e la convivenza con i grandi carnivori è una sfida sociale fondamentale che alla fine determinerà il destino dei grandi carnivori della terra e tutto ciò che dipende da loro, compresi gli esseri umani”

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